Quante volte vi è capitato di trovarvi in qualche luogo buio con il naso rivolto all’insù intenti ad ammirare la bellezza di un cielo stellato? A me moltissime volte, sia da bambino che adesso, ma con qualche anno in più sulle spalle.
Tutte le volte che mi trovo in questa situazione è come se fosse la prima volta: lo stupore, la gioia, la serenità che provo guardando un cielo stellato sono sempre più forti. Adoro salire in montagna, distante dai centri abitati, dai rumori della folla, dal trambusto delle macchine; rimanere solo con la natura che mi circonda e lì: attendere il buio, quel buio che a molti, e a volta anche a me, fa paura ma che lassù non porta con se pericoli, ma al contrario, ti trasporta in un mondo incantato; e allora io, disteso su un prato, rimango lì, a rimirare le stelle lasciando che il tempo scorra lento, mentre il cuore ogni tanto ha un sobbalzo per via di una stella cadente che, rapida, percorre il cielo lasciandosi dietro una scia di luce. Tutto ritorna calmo: la brezza del vento scivola lieve sulle guance e un mantello di stelle, lascia lo spazio di sognare.

Ho provato a descrivere i miei sentimenti verso quella porzione di infinito che circonda la Terra, e non solo, e sono proprio quei sentimenti che mi invogliano a passare intere nottate, da solo o in buona compagnia, in posti dove poter catturare qualche emozione e portarla a casa con me, per godermela ancora una volta da solo o da condividere con amici ed a volte anche con sconosciuti.

Riuscire a fotografare la Via Lattea, di per se, non è nulla di impossibile. Lei è sempre li, “quasi” tutto l’anno, o meglio, la parte più interessante, quella con il nucleo, è visibile, dalle nostre parti, all’incirca da inizio Marzo fino ad Ottobre, basta un posto buio ed è fatta per cui, il tempo per programmare una o più uscite non manca. Ma c’è un ma, si, forse anche più di uno…

Mentre per altri tipi di fotografia il meteo non è poi così rilevante, anzi, a volte alcuni scatti diventano anche più interessanti con tempo avverso, per la Via Lattea, no, il tempo deve essere bello. No, non bello, di più, ed ancora un po’.
Un cielo sereno non basta perché molte volte , anche se a noi il cielo sembra perfettamente sereno, in realtà non lo è perché è presente una piccola velatura di umidità che per questo tipo di fotografia è un fattore di disturbo che comprometterà la sessione fotografica.

Il luogo. Il luogo è da scegliere con cura perché, anche se buio, non è detto che lo sia abbastanza; provo a spiegarmi meglio. Il nucleo della Via Lattea non lo troviamo mai alto nel cielo sopra la nostra testa, la parte più buia del cielo, ma un po’ in basso, verso l’orizzonte, in direzione che varia da sud-est a sud-ovest a seconda del periodo. In quella posizione intervengono a dare fastidio alle nostre foto, tutte quelle fonti di inquinamento luminoso che sale dai nostri paesi e dalle nostre città che si trovano nella stessa direzione del nucleo e che dal punto in cui siamo noi possono essere anche a più di 50-100 chilometri di distanza ma creeranno comunque del disturbo.

Credo che fino a qui lo abbiate capito che il cielo deve essere il più buio possibile ed anche verso l’orizzonte è meglio non ci siano troppe luci a provocare inquinamento luminoso.
Ma con la Luna come la mettiamo?
Già. la Luna, bella, bellissima; la adoro. Bisogna però tenerne conto perché se è piena e fa bella mostra di se alta nel cielo, possiamo scordarci di riuscire a fotografare la nostra amata Via Lattea. Quindi anche la Luna ha la sua importanza, meglio che non ci sia o, al massimo, sia visibile per 1/4, non di più e che sorga o tramonti, prima o dopo la nostra sessione fotografica.

Come potete vedere, ci sono molti fattori che possono influenzare il risultato finale, alcuni non gestibili da noi ma altri assolutamente si e questo è possibile grazia ed un’attenta programmazione. E’ necessario studiare bene il luogo per non aver inquinamento luminoso, sia vicino a noi, sia nella direzione in cui sarà il nucleo, bisogna verificare in quali giorni la luna non andrà ad influenzare, con la sua luce, o meglio, con la luce del Sole che si riflette sulla sua superficie, il nostro scatto e poi l’orario in cui il nucleo sarà visibile nella nostra zona di cielo sopra l’orizzonte.
Ad oggi questa pianificazione è fattibile con relativa facilità grazie ad App per i nostri smartphone e/o cercando le informazioni su siti dedicati.
Un volta pianificato il tutto non ci resta che aspettare la data prescelta e partire, attrezzati di tutto punto, pronti ad affrontare una notte insonne inseguendo le stelle.
Ah, dimenticavo, non sempre la data ottimale capita il venerdì o il sabato notte e quindi, per quelli come me che in settimana lavorano, a volte diventa un po’ difficile riuscire a salire il giorno che ci siamo prefissati ma, con un po’ di fortuna, un WE vicino lo si trova.

Bene, partiamo… NOOOOOOOOOO PIOVE…

Va bene, scherzavo, non piove, sono partito, ma cosa mi porto dietro?
Parliamo un po’ di attrezzatura, di quello che secondo me è utile mettere nello zaino per passare una notte a fotografare la Via Lattea.

Partiamo dall’attrezzatura fotografica.
Per prima cosa è robusto e solido treppiede per sostenere adeguatamente la macchina fotografica ed evitare le vibrazioni che sarebbero deleterie ai fini della nitidezza dello scatto.
Una macchina fotografica che regga bene gli alti iso, a meno che non si disponga di un inseguitore, di cui parleremo più avanti.
Una lente grandangolare bella luminosa e molto nitida in modo da poter catturare tutti i minimi dettagli della volta celeste.
Un telecomando per poter scattare senza toccare la macchina fotografica ed evitare le suddette vibrazioni, batterie di scorta e schede di memoria.

Per darvi un’idea di cosa utilizzo io, questa è la mia attrezzatura per queste uscite:

  • Fotocamera Canon EOS 5D MK IV
  • Tamron 15-30mm f/2.8 VC USD
  • Canon EF 24-70mm f/2.8 L UMS
  • Treppiede Manfrotto MT 190 C PRO4
  • Testa Manfrotto 410
  • Astroinseguitore SkyWatcher Star Adventurer

Oltre all’attrezzatura fotografica occorre, a mio parere, mettere nello zaino alcune cose che nelle notti sotto i cieli stellati diventeranno molto utili.
Indispensabile è una buona pila frontale in modo da riuscire ad armeggiare con tutte e due le mani su tutta l’attrezzatura soprattutto riuscendo a vedere cosa si combina, uno sgabello ed un telo cerato da stendere sul terreno per evitare di rimanere a contatto con il terreno umido. Abbigliamento che ripari dall’umidità e dal vento e, se si sale in montagna, anche caldo; le notti in estate oltre i 2000m non sono poi così calde come si potrebbe immaginare.
Un thermos con una bevanda calda, cappello e guanti.

Uno strumento di cui ho accennato prima e che all’inizio della mia avventura con questo tipo di fotografia non utilizzavo, è l’astroinseguitore.
Normalmente viene utilizzato in abbinamento ad un telescopio per osservare e fotografare piccole porzioni di universo ma è uno strumento che risulta molto utile anche nella fotografia della Via Lattea.
Questo “aggeggio”, qui gli atrofili mi staranno già insultando, serve a fare in modo che la nostra macchina fotografica “insegua” le stelle.
E si, perché a noi sembra che sia tutto li fermo ma le stelle si muovono, o meglio, siamo noi, con la terra, che ci muoviamo, per via del moto di rotazione di quest’ultima intorno al suo asse.
Se proviamo a fotografare il cielo stellato con una fotocamere fissata ad un treppiede e teniamo un tempo di esposizione superiore ai 20/30 secondi, vedremo le stelle non più puntiformi ma leggermente allungate. Più sarà lungo il tempo di esposizione, più le stelle si allungheranno formando delle “strisce”. Queste “strisce” saranno, a parità di tempo di esposizione, più lunghe man mano che ci si allontana dalla stella polare. Questo perché, per il nostro emisfero, la stella polare rappresenta l’ideale punto di proiezione, verso nord, dell’asse di rivoluzione terrestre ed è quindi l’unica stella che possiamo considerare ferma nell’emisfero boreale.

Torniamo all’inseguitore… con questo strumento, posizionato su un robusto treppiede e sul quale, a nostra volta, monteremo la nostra macchina fotografica, ci dà quindi la possibilità di inseguire le stelle e di conseguenza di poter utilizzare tempi di esposizione molto più lunghi rispetto a quelli che potremmo utilizzare senza di esso, il tutto senza compromettere l’aspetto puntiforme delle stelle. Parlaimo di passare da 15/25 secondi a 4-5-6 Minuti ed anche più di esposizione. Va da se che questa possibilità di incrementare il tempo di esposizione, ridurrà la necessità di avere iso alti e quindi meno rumore digitale, più gamma dinamica ed uno scatto molto più pulito.
Di inseguitori ne esistono di svariati modelli che vanno, come costi, da poco meno di 200€ fino a migliaia di euro. La differenza la fanno tutta una serie di fattori, dal valore di carico supporto, alla precisione nell’inseguimento e a tutta un’altra serie di cose che ne migliorano le performances con un conseguente aumento del prezzo. A mio parere, per la fotografia alla Via Lattea, un astroinseguitore che sia preciso per 10-15 minuti e che supporti un carico di 3-4 kg è più che sufficiente.

Concludo questo mio viaggio tra le stelle con un accenno a quello che viene fatto a casa, dopo una bella dormita per riprendersi dalla nottata in bianco, la post produzione.
Come in moltissimi altri scatti, la fase di sviluppo del Raw è fondamentale ed in questo caso lo è ancora di più. Non arriveremo mai a casa con uno scatto bello finito della Via Lattea. Il nostro sensore avrà catturato tutta una serie di informazioni, sicuramente più di quelle che potevamo vedere noi ad occhio nudo ma toccherà a noi, con le giuste tecniche di post produzione, far riesaltare quello che i nostri occhi non hanno potuto vedere ma che in realtà era ben presente davanti a noi.

Colle del Nivolet-Via Lattea